Valsusa Terra di viticoltura eroica e d’alta quota
La presenza della vite in Valle di Susa risale quasi certamente all’epoca imperiale romana, allevata come l’ulivo nella conca di Susa, sui terrazzamenti delle colline all’intorno e lungo i versanti in sponda sinistra della Dora Riparia, a scendere verso le Chiuse ed oltre.
Per tutto l’alto Medioevo la viticoltura si riduce a piccoli spazi, ben recintati e protetti, appena al di fuori, se non addirittura all’interno, di aree urbanizzate o nei pressi dei grandi monasteri e delle loro celle annonarie.
Per tutto l’alto Medioevo la viticoltura si riduce a piccoli spazi, ben recintati e protetti, appena al di fuori, se non addirittura all’interno, di aree urbanizzate o nei pressi dei grandi monasteri e delle loro celle annonarie.
Nel 739 il Testamento di Abbone, aristocratico gallo-romano, fondatore dell’Abbazia della Novalesa, attesta storicamente la diffusa coltivazione dei vigneti nei suoi immensi possedimenti, fra cui quelli a Exilles, Chiomonte, Giaglione, in Susa e nel vasto circondario all’intorno.
Intorno all’anno 1000 inizia una nuova grande ripresa della viticoltura. In quel periodo, dal 1070, e per secoli – sino al trattato di Utrecht del 1713 - si divideranno le sorti dell‘Alta Valle di Susa a monte di Gravere e Giaglione, dove si insedieranno i Conti di Albion, Delfini di Vienne e Grenoble.
Per estinzione dinastica dell’ultimo Delfino, nel 1349 le sue terre passarono poi al Re di Francia. A loro, di origini borgognone, si fa risalire l’aver portato in terra chiomontinale migliori ceppaie di Borgogna.
Seppur divisa fra Delfinato e Savoia l’intera valle fra il 1500 e la fine del 1800 vide svilupparsi una intensa economia vitivinicola. Migliaia di ettari a vigneto vennero ricavati lungo i versanti esposti, su arditi terrazzamenti con i loro muretti di pietra a secco, abbarbicati su ripidi pendii anche in quota.
Vini prodotti da autoctoni di montagna, diventano famosi per la loro gran qualità, e vengono commercializzati a Torino e in Piemonte, in Savoia e in Francia. Quelli prodotti a Chiomonte e Susa furono da sempre i più costosi e rinomati.
Intorno all’anno 1000 inizia una nuova grande ripresa della viticoltura. In quel periodo, dal 1070, e per secoli – sino al trattato di Utrecht del 1713 - si divideranno le sorti dell‘Alta Valle di Susa a monte di Gravere e Giaglione, dove si insedieranno i Conti di Albion, Delfini di Vienne e Grenoble.
Per estinzione dinastica dell’ultimo Delfino, nel 1349 le sue terre passarono poi al Re di Francia. A loro, di origini borgognone, si fa risalire l’aver portato in terra chiomontinale migliori ceppaie di Borgogna.
Seppur divisa fra Delfinato e Savoia l’intera valle fra il 1500 e la fine del 1800 vide svilupparsi una intensa economia vitivinicola. Migliaia di ettari a vigneto vennero ricavati lungo i versanti esposti, su arditi terrazzamenti con i loro muretti di pietra a secco, abbarbicati su ripidi pendii anche in quota.
Vini prodotti da autoctoni di montagna, diventano famosi per la loro gran qualità, e vengono commercializzati a Torino e in Piemonte, in Savoia e in Francia. Quelli prodotti a Chiomonte e Susa furono da sempre i più costosi e rinomati.
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